Food innovation: in che modo la tecnologia alimentare condizionerà il cibo del futuro

Food Innovation

Il mondo di oggi, a causa dell’enorme crescita di popolazione, dei cambiamenti climatici e dei sempre più prossimi problemi di risorse, si trova ad affrontare molte grandi sfide nel settore agroalimentare, tanto sul piano quantitativo che su quello qualitativo.

Come rispondere a queste sfide? Diverse nuove possibilità sono offerte dalla food innovation, ossia dalla tecnologia applicata al campo della produzione alimentare e, più in generale, a tutta la catena che porta al consumo. Ecco quali sono le domande di un mondo in espansione e quali risposte può offrire la food innovation, anche per il nostro Paese.

Il ruolo della food innovation nel mondo di oggi

Il settore alimentare è il più grande e redditizio al mondo: nel suo complesso occupa più di un terzo della forza lavoro globale e comporta un giro d’affari di migliaia di miliardi di dollari ogni anno. Si tratta inoltre di un settore strategico: in un mondo in cui le popolazioni continuano a crescere, tra produzione e consumo di cibo si intersecano tutta una serie di problematiche, da quella della salute a quella ambientale.

È qui che entra in campo la food innovation: una grande categoria che comprende tutte le innovazioni tecnologiche applicate alla filiera agroalimentare, in ciascuna delle sue fasi (produzione, raccolta, preparazione, lavorazione, distribuzione, consumo).

Vi sono moltissimi cambiamenti globali che impongono uno sviluppo della tecnologia alimentare, e ogni giorno ce ne rendiamo conto sempre più. Aumenta la popolazione e con essa il consumo di cibo, la ricerca scientifica prevede un cambiamento climatico che aumenterà la scarsità di risorse, grandi mutamenti sociali e demografici impongono ripensamenti in termini di tutela della salute e accesso ai beni primari, mentre il mercato alimentare subisce variazioni sempre più impellenti.

Basti pensare che, entro il 2040-2050, i ricercatori sostengono che la popolazione mondiale toccherà i 9 miliardi di persone: un’enormità, che richiederà un aumento di cibo prodotto fino al 60-70% rispetto ai primi anni 2000. Come coniugare poi questa esigenza con la già intensa espansione agricola, che comporta una carenza ormai cronica di terreni accessibili e coltivabili?

Per la prima volta nella storia, l’uomo si trova di fronte a sfide tanto grandi che, però, sono potenzialmente risolvibili grazie a una tecnologia che già ora incide sempre più sulle nostre vite. La food innovation può essere la risposta alle sfide di domani, purché noi ci facciamo trovare preparati. 

Le sfide da affrontare con la food innovation

Ci sono moltissimi elementi critici nella filiera agroalimentare di oggi, dei veri e propri test per la valutazione della sostenibilità futura della vita sul pianeta, che richiedono un approccio mirato e non possono essere affrontati a livello locale. Ecco quali sono.

  • Combattere gli sprechi. Stando alle statistiche ufficiali FAO, almeno un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo viene buttato, in un passaggio o nell’altro della filiera. È uno spreco inaccettabile, che ogni anno costa oltre 2000 miliardi di euro e, a catena, pesa su tutta la popolazione mondiale.
  • Rispondere all’urbanizzazione. Se l’occidente è già urbanizzato e già vede un’ampia fascia della sua popolazione vivere nelle città (fenomeno, peraltro, in costante aumento), l’urbanizzazione e le migrazioni interne sono il futuro prossimo anche dei Paesi in via di sviluppo. Il mondo è davanti alla necessità improrogabile di assicurare l’apporto di cibo per le attuali e venture metropoli.
  • Piccoli produttori. Le grandi imprese hanno dimostrato di saper soddisfare ingenti domande del mercato, ma al prezzo della devastazione della salute e della biodiversità. Puntare sui piccoli agricoltori significa scommettere sulla salvaguardia degli ecosistemi locali e dell’ambiente, sull’assicurazione della qualità dei prodotti, sul recupero e sulla valorizzazione dell’esperienza professionale locale.
  • Lotta ai parassiti. Con la globalizzazione, purtroppo, si sono diffusi in tutto il mondo anche parassiti ed elementi infestanti (animali, piante, funghi, muffe, batteri) che possono danneggiare irreparabilmente intere produzioni agricole, non solo nei Paesi meno sviluppati.
  • Tutela della salute. Il problema alimentare non va posto solo in termini di accesso alla corretta nutrizione (food security) ma anche di salubrità dei cibi (food safety), di corretta alimentazione e di legislazione a tutela materiale della sicurezza alimentare attraverso appositi regolamenti e normative. Le patologie di origine alimentare colpiscono migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo, a causa di trattamenti errati e contaminazione chimica o biologica dalle fasi di raccolta delle materie prime fino alla produzione dei semilavorati e al consumo del prodotto finito. Inoltre, l’educazione alimentare dovrebbe ricevere una maggiore attenzione, per contrastare e prevenire patologie sempre più diffuse come obesità o diabete.
  • Le esigenze dei giovani. La fascia d’età degli under 40 guiderà a breve la domanda mondiale di cibo, ed è costituita da generazioni ben più consapevoli, rispetto ai loro genitori e nonni, dell’esigenza di proteggere l’ambiente e di informarsi prima di fare acquisti, anche per quanto riguarda il cibo. Andare incontro alle loro esigenze non può che essere inevitabile per le industrie alimentari di domani.

I contributi della tecnologia alimentare per lo sviluppo

Fortunatamente, come dicevamo, le sfide menzionate possono essere affrontate con una buona speranza di raggiungere l’obiettivo grazie agli sviluppi della tecnologia applicata al campo alimentare. Tra questi possiamo menzionare:

  • le stampanti 3D. Il settore del 3D printing, già in espansione, entro qualche anno diventerà un’innovazione imprescindibile per i processi produttivi del settore alimentare, dalle grandi aziende a ristoranti e abitazioni private. Con la stampa 3D si può venire incontro alle carenze nutritive specifiche di ciascuno e generare quantità di cibo mirate, senza sprechi;
  • i super food. Includono tutti quegli alimenti e bevande ricchi di nutrienti, frutto di sperimentazioni di laboratorio o magari basati su ingredienti tratti da tradizioni culinarie diverse dalla nostra (per esempio alghe o insetti presenti nella cucina e nella cultura orientale). Potranno essere utilizzati per il nutrimento animale o degli esseri umani, anche sotto forma di integratori naturali e privi di additivi alimentari;
  • le tecniche agricole ad ambiente controllato (o CEA, Controlled Environment Agriculture). Si tratta di sistemi più o meno recenti che sfruttano porzioni ridotte di suolo, riducono il consumo di acqua, impiegano tecnologie efficaci e moderne di natura biochimica e possono essere utilizzati anche in ambienti chiusi o ristretti (perfino nelle e case). Comprendono l’idroponica, l’aeroponica, l’acquaponica, il vertical farming e molte altre tecniche;
  • dei sistemi di tracciabilità sempre più affidabili e dettagliati (QR code, device appositi…). Un sistema simile dà al consumatore la garanzia della piena riconoscibilità del prodotto e della sua composizione, tutelandolo in caso di allergie o aiutandolo a seguire qualsiasi regime alimentare particolare;
  • un packaging riciclabile e, più in generale, una maggiore attenzione alla sostenibilità lungo tutta la filiera alimentare (non solo nel confezionamento);
  • l’agricoltura di precisione. Il termine designa tutti quegli interventi mirati alla singola pianta, se non al singolo frutto, eseguiti da sensori, droni, robot o device smart, che hanno lo scopo di aumentare la produttività, favorire la protezione dell’ambiente, prevenire le infestazioni o diminuire il consumo di acqua attraverso un monitoraggio costante di tutti i dettagli di intere strutture o coltivazioni;
  • delle modalità di vendita online a chilometro zero, attraverso varie metodologie e procedure pratiche di organizzazione (specie tramite siti o app di e-commerce), che mettono in contatto produttori e consumatori del territorio e consentono una commercializzazione a basso impatto e senza sprechi;
  • le cucine smart. Con la diffusione dell’IoT (internet of things), le cosiddette smart kitchen saranno più efficienti, consumeranno meno e potranno fornire un valido aiuto per evitare sprechi di energia e di cibo.

Le opportunità offerte dalla food innovation

La food innovation non è solo un insieme di utili strumenti per risolvere dei problemi, ma può essere in se stessa una opportunità per il pubblico e per il privato: opportunità di lavoro, di investimento e di crescita sotto moltissimi punti di vista. 

Questo anche in ragione dell’enorme quantità di settori coinvolti: non solo quello agroalimentare in senso stretto, ma anche quelli delle telecomunicazioni e dell’elettronica, delle nanotecnologie, della microbiologia degli alimenti, delle biotecnologie, dell’ingegneria robotica e così via.

Nella tecnologia alimentare vengono investiti ogni anno miliardi e miliardi; gli Stati Uniti, per esempio, hanno programmato, fino al 2030, investimenti per decine di triliardi di dollari nella food innovation, prevedendo una creazione di nuova ricchezza (e nuove professioni) perfino superiore a quella generata negli ultimi 20 anni dall’elettronica e dall’informatica.

D’altra parte, anche nel resto del mondo gli investimenti sono cospicui, e lo sono in particolare in Europa e in Italia. Si stanno moltiplicando, nel vecchio continente, gli eventi di formazione, i convegni e i progetti collegati alla food innovation e alla scienza alimentare, a partire da quello che ha avuto una maggiore risonanza negli ultimi anni, l’Expo di Milano del 2015.

Proprio l’Italia ha davanti grandissime opportunità nel settore della tecnologia alimentare: in esso, secondo molti analisti, tramite le politiche giuste avrebbe la possibilità di diventare una superpotenza. Raggiungere tale traguardo sarebbe possibile grazie alla valorizzazione di quelle caratteristiche proprie del tanto decantato “made in Italy”: un insieme di competenze diffuse, conoscenza storica, insegnamenti radicati nella tradizione e credibilità internazionale costituiscono i requisiti grazie ai quali l’Italia può eccellere.

L’agroalimentare è uno degli asset fondamentali del nostro Paese, e l’investimento su di esso può generare un circolo virtuoso di cui può beneficiare l’intera economia nazionale. Incamminarsi in maniera responsabile sulla via della food innovation può aiutare ad attirare quegli investimenti esteri che tanto mancano negli ultimi decenni e anche, secondo gli analisti, a riportare in crescita il nostro PIL.